6 agosto 2006: Live a Cervaro – piazza – (RM)
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Dal Forum del www.bennato.net
Da Guidonia si parte alle 15 del 6 agosto. Nuvole gravide di pioggia, vento. Carichiamo il furgone con gli ultimi tom della batteria. Autostrada per Napoli. Autogrill. Pioggia battente. Speriamo regga per stasera. Il palco di Cervaro non è coperto. Ore 17, puntuali. Il service aspettava noi. Check un pò più laborioso del previsto
a causa di un “noise” impertinente che non vuole lasciare il palco. Primo imprevisto: la costosissima armonica in Re, decide di scioperare. Fortunatamente ho con me
la sua “sorellina”. Ci cambiamo di abiti dentro una stanza attigua alla postazione dei vigili urbani, all’interno del comune. Fabrizio, non accorgendosi dei vigili, entra cantando a squarciagola. Lo guardo, cerco di avvertirlo mimando gesti disperati. Non capisce e persevera. Ore 22.00, esplode il riff de La città trema. Secondo “incidente”: la mia Fender non dà segni di vita. Comunico a gesti con il fonico: «Alza! Non la sento sulle spie!» Niente. Urlo a Giorgio di non dare il “quattro fuori”
per Nerone. Devo imbracciare una delle due 12 corde. Si prosegue così. Ho il freno a mano tirato, penso:«Cosa mi succederà ancora?…» Danilo si accorge del mio stato d’ animo: «Antò, se tu non ti scaldi, il pubblico non partecipa…» Invito la gente ad avvicinarsi sotto il palco. Poi, mi verrà detto che il volume generale era troppo alto e quindi gli spettatori sono rimasti a debita distanza… Prima di Non è amore Giorgio mi chiama: «Antonio, si è allentata la cordiera del rullante, dammi tempo e prosegui…» Inseriamo Cantautore e il buon Foresi rientra giusto in tempo per I’inciso. Scorrono due ore di musica. Due bis: Canzonette e Gatto e Volpe. Applausi finali. Non sono contento, al contrario del resto della band. La mia t-shirt Campi Flegrei 55 è asciutta. Complici temperatura e insoddisfazione. Mi chiama Giuliana chiedendomi di firmare cartolina e manifesto per Maurizio. È un ragazzo di 24 anni sulla sedia a rotelle. Sclerosi multipla. Aveva chiesto In fila per tre. Gliela canto
“a cappella” con Danilo, poggiato sulla mia spalla, che esegue il tema dei fiati. No. Maurizio merita qualcosa in più: salgo sul palco che i ragazzi del service stanno smontando e imbraccio la Eko Ranger con il kazoo. Ricomincio daccapo. Maurizio e i suoi familiari ridono e cantano insieme a me. Maurizio mi chiede
«Sei il figlio di Edoardo?» «Sì, quello degenerato, sicuramente!» rispondo. Un abbraccio suggella questo incontro particolare. Mi sento rilassato, è stata la parte più bella della serata, sicuramente. Ripartiamo alle 2. Tears for Fears nel cd player. Gli altri, tranne Giuliana, dormono. Fabrizio, ogni tanto riemerge dal coma post- birra per chiedermi: «Antò, chi sono?» «Fà, sono i Tears for Fears. Questo è il loro capolavoro, ascolta e taci!»
Nell’abitacolo si diffondono note e versi di Famous last words. Roma, stiamo arrivando…
Ciao Fronte del Bastimento! Un abbraccio e… Buone vacanze!!!
Antonio Dubois