«Dopo tanti anni, è nell’odoroso interno brulicante di gente che mi sento a casa, nel caldo nido di una volta:
non estranea, non ospite, ma passeggera in attesa di un treno di cui non conosco l’orario. So soltanto che da qui passerà, da questa grande stazione dove nessuno è straniero, e un grande cuore ancora batte per segnarci
il cammino. Qui vorrei finire il mio tempo, appoggiata a un gradino consumato dai passi degli uomini, perché Qualcuno mi accetti per non svanire nel nulla, e transitare verso la luce, con la mano nella mano del mio amico Antonio il portoghese, detto Antonio di Padova, il Santo col fiore di giglio in mano.»
Antonia Arslan – La Masseria delle Allodole
Padova, domenica 13 luglio 2008, h.18:00. Con questi versi che rimbombano in mente faccio il mio ingresso emozionato e timoroso nella basilica le cui cupole «sono come navi possenti, e veleggiano maestose
da Occidente a Oriente, seguendo la profezia, posate come in bilico sulla città tanto più piccola.» Ciao Padova. Città tante volte sfiorata distrattamente fra un treno e un’automobile. Oggi, finalmente anche un po’ mia… Michele Muglia (Mike del bennato.net) in veste ciceroniana mi descrive dettagli e sfumature della basilica in un giro breve ma carico di suggestione…
Dal sacro al profano il passo –fisico- è breve. Eccoci giunti in Prato della Valle, piazza che ospita il live di Edoardo; non ci sorprendiamo della –unica- presenza di un manifesto del Nostro, mestamente appeso come oggetto dimenticato e meritevole di un’istantanea; se non altro per sottolineare l’incapacità di colui che è addetto a tale mansione…
Siamo all’interno del backstage e notiamo immediatamente un servizio d’ordine piuttosto rigoroso -e vigoroso- (live organizzato dalla banca popolare di Verona) in gioioso contrappunto con la colorata allegria dei nostri amici partenopei. Caroselli di saluti e presentazioni con Edoardo che prova nel suo personale idioma inglese. Mentre esegue L’uomo occidentale mi accorgo che all’appello manca Peppe Scarpato. Ecco Aldo Uncino Foglia, anche lui in trasferta vista la registrazione televisiva a Trieste. Ad attenderlo c’è Mr. Sandro Frascogna uno dei ragazzi del cortile di bennatiana memoria. Ieri (anni ’80) scugnizzo multi – mansione nel circus edoardiano, oggi organizzatore di eventi di successo (tourneè teatrali per: De Gregori, Fossati, Brachetti) trapiantato nel nord est. Con lui possiamo parlare di progetti riguardanti i Falsi d’Autore. Arriva Peppe ed Edoardo decide di “premiare”
lui e la band con l’acquisizione di un brano: La fiera dei buoni sentimenti. Pezzo che viene metabolizzato nell’arco di un quarto d’ora, grazie anche alla direzione del capo orchestra Scarpato. Michele è in visibilio vista la sua –e mia- predilezione per Se son rose fioriranno. Arriva anche EmmeTì e con lei qualche problema con il servizio d’ordine brillantemente risolto dal sottoscritto con un po’ di savoir faire e quel tanto che basta di amicizia altolocata. Nel frattempo la donzella di cui sopra aveva accalappiato Alessandro, un giovane fan proveniente nientepopodimeno che dalla Val di Fiemme, carico di entusiasmo straripante al limite del delirio.
Purtroppo i “pass” sono già stati assegnati e non mi è possibile farlo entrare con noi.
Altro particolare inedito –almeno per me- la presenza di un parterre con tanto di posti prenotati per gli alti papaveri dell’istituto di credito. Noi siamo sul retro del palco ove fervono i preparativi per l’ingresso di Edoardo. È il momento. La piazza lo vuole. Luci basse, battimani in crescendo. Si va…
Dividiamo il nostro personale parterre con Emmanuel, rampollo di casa Duenas. Un peperino biondo che si preoccupa di distribuire pass, portare sedie per i convenuti schizzando via tra il palco, i gazebo e il servizio d’ordine.
Io, EmmeTì e i ragazzi del service ci dividiamo il compito di sitting. Compito che ha un brusco stop perché Emmanuel svanisce letteralmente… Edo ha il suo one man band, Patrix e i ragazzi scendono dal palco. Comincia la “caccia” al fuggiasco con il servizio d’ordine visibilmente preoccupato e imbarazzato, ma (come succede nei migliori gialli) la soluzione è lì sotto il nostro naso. Il piccolo stava semplicemente dentro la toilette posta vicino ai gazebo. Tipica intuizione femminile di miss Livraghi e mistero risolto con contorno di rimproveri
da parte di papà Duenas. Si ricomincia. Edoardo ha instaurato un buon dialogo con la piazza stracolma; ironizza sull’arrivo di un’ambulanza: «Vogliono portarmi via, sono considerato pazzo per quello che dico…»
Lo zenith arriva con il SaltoBallo di Nisida, esorcismo ideale per disinibire cuori, anime, ruoli, tanto da far scatenare anche i compunti e impettiti dirigenti bancari… Fine dell’esibizione, si comincia con le presentazioni dei succitati signori che manifestano a Edoardo una serie di complimenti e felicitazioni; lui, per niente impressionato, domanda «Vi è piaciuto il concerto?» Quelli di rimando: «Eccezionale! Sei in forma strepitosa! Grande!» «Bene –riprende lui- perché non lo riproponiamo all’Arena di Verona?» Disarmante Bennato…
E disarmati loro che non sanno cosa rispondere. Rientra nel gazebo esce e si allontana oltre le transenne
con tanto di asciugamano sul collo. Intanto siamo raggiunti da Alessandro che ci consegna il libretto
de L’uomo occidentale da autografare. Nel frattempo nessuno sa dove sia Edoardo Dopo quella al bambino,
è in atto una caccia all’uomo… Fibrillazione e mistero, mica male come dopo concerto. All’una di notte
con lo stomaco brontolante del nostro trainer padovano decidiamo di soprassedere all’incontro con il transfuga
e decidiamo di andare a mangiare un boccone nell’unico ristorante ancora aperto a quell’ora, dal mitico
–parola di Michele- Zairo. I dati di fatto da me recepiti –le macchine di Aldo e Edoardo ancora nel piazzale, Michele (l’autista di Edoardo) ancora nei paraggi- trovano conferma al nostro ingresso al ristorante: Edoardo a capotavola di un desco composto da Foglia, Frascogna e consorti, Massimo Tassi e pargola.
Michele è sulle spine, il libretto de I buoni e cattivi freme d’ansia da autografo e il traguardo è lì a un passo
da noi. Con tranquillità anglosassone consumiamo il nostro pasto e al momento giusto mademoiselle EmmeTì
fa la sua sortita srotolando sotto gli occhi di Edoardo il poster dei Falsi per una coppia sposi settembrini modenesi, il poster padovano, la scaletta, il libretto di Michele. Il tutto puntualmente autografato dal Nostro
che sorride al mio «Edo, allora ci vediamo all’Arena!» Non sarebbe male. No, non sarebbe affatto male…
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