Presentazione a La Feltrinelli di Roma di Le vie del rock sono infinite
Giornata piena di incontri a La Feltrinelli di Roma, via Appia, con nuovi e vecchi compagni delle avventure bennatiane. Il Nostro -insieme a Max Tassi- stavolta ha preferito le carrozze di Trenitalia per la sua trasferta capitolina e arriva con una mezz’ora di ritardo rispetto all’orario previsto.
Prima dell’evento si unisce al nostro gruppo Gianmaurizio Foderaro amico di Edo e direttore della programmazione radiofonica di Radiouno Rai, che ci concede alcune gustosissime chicche riguardanti l’attività
di Edoardo e gli impegni del servizio pubblico per sostenerne l’ultima fatica discografica. Stasera sarà a lui a condurre il botta e risposta fra giornalista ed artista. Tutto è pronto per l’ingresso in scena nel proscenio musical letterario ed è un po’ come assistere a un live bennatiano. Probabilmente gran parte di quello che ha detto sarà simile a quanto accaduto a Milano e Napoli, ma per me ci sono stati alcuni spunti, ricordi, aneddoti che non avevo ascoltato prima d’ora.
Si parte con Perfetta per me nella quale l’autore esplica il suo ideale femminile, affermando di ironizzare volutamente su alcuni aspetti della protagonista: «Lei sui tacchi barcolla e rischia di cadere. E sua madre le urla che deve dimagrire» e tracciando un parallelismo su quanto ci viene proposto dalla pubblicità: «Con Massimo abbiamo visto alla stazione un manifesto enorme che pubblicizzava un modello maschile, supermacho, palestrato, bellissimo. Armani sarà asciuto pazzo per stò manifesto… E invece la fisicità, la bellezza della donna il più delle volte viene mortificata. Una volta sono stato a una sfilata di Dolce e Gabbana. In quella occasione le modelle sembravano donne del Bangladesh…» Si prosegue nell’esplorazione dell’universo femminile con È lei: «In questo brano ho immaginato la protagonista come una figura di donna rivoluzionaria. Quando mio fratello Eugenio ha ascoltato il verso che parla di equilibrio e tenerezza mi ha detto “Ma come, vuoi parlare di una donna che da grande scriverà il futuro del mondo, io immaginavo una donna forte, senza bisogno di questi sentimenti…” Io invece ho insistito per mantenere questo verso perché penso che se l’essere umano nasce e cresce in un ambiente che dà amore, nel corso della sua vita ricambierà questo sentimento…»
E a proposito di industria discografica, media, fans Edoardo ricorda quanto tutto questo sia indissolubilmente legato: «Nel ’95 un anno per me sciagurato dove –fra l’altro- persi anche mia madre incisi Le ragazze fanno grandi sogni che passò inosservato. Nel 2001 i creativi della Tim mi chiamarono per impostare la campagna pubblicitaria. Per gli spot la loro intenzione era di adoperare Ma che sarà come commento sonoro.
Quando fu pronto il girato mi accorsi che la canzone non si confaceva alle immagini, allora proposi loro di ascoltare Afferrare una stella. Rimasero a bocca aperta, addirittura entrò Bonolis che registrava negli studi accanto. La domanda da parte di tutti era la stessa: ”Bellissimo brano! Fa parte del nuovo disco?” » Spassosissimo anche il ricordo dell’incontro a piazzale Loreto, Milano, con un fan di vecchia data che complimentandosi con lui assumendo un’espressione funerea aggiunse: «Ah Edoardo, sono dispiaciutissimo per te perché le tue canzoni fanno da sottofondo agli spot della Tim…»
Tornando alla leggenda metropolitana che vuole il rocker napoletano schierato con una parte politica,
narra la cronologia degli avvenimenti ricordando che: «Anche se mi avevano dato la patente come portavoce dell’insoddisfazione giovanile in Italia cantai Arrivano i buoni proprio per far capire che io facevo musica rock
e quindi la musica rock non può essere asservita a nessuna fazione politica né in Italia né all’estero…
Era successo con Dylan, e con molti eroi del rock. Le fazioni politiche cercano di coinvolgerti. Il musicista rock deve cercare di svincolarsi da questi ricatti… Bono e Geldof fanno cose di un certo livello parlando dei problemi che riguardano il sociale e il politico. Si impegnano sventolando sempre la bandiera del rock, non certo quella
di una fazione politica. In Italia poi la situazione è talmente ridicola che sarebbe assurdo parteggiare per una fazione politica o per un’altra. Allora come adesso…» Arriva il “question-time” con gli astanti. Rivolgo a Edoardo la domanda che serbavo dopo aver ascoltato il cd. Riguarda Per noi brano che definisco –felicemente- atipico nella sua produzione, con un retrogusto di “day-after” che verrà capito da –speriamo che siano molti- palati fini. Edoardo mi risponde con quello che corrisponde al mio pensiero, snocciolando velocità di rotazione del pianeta terra, della terra intorno al sole, di terra, sole ed universo…«Tutto questo per dire che nonostante tutti i nostri problemi, le nostre aspettative, volenti o nolenti siamo costretti a muoverci insieme. Cercando, tentando,
di racchiudere queste aspettative in sole cinque strofe di canzone…» Un incauto spettatore probabilmente coetaneo di Edoardo o giù di lì rivolge al Nostro le lodi di prammatica: «Ascolto anche musica classica
e Bennato può esser definito un classico. Più invecchi… scusami, volevo dire più vai avanti e come il vino migliori…» Poi, scivola inconsapevolmente su una buccia di banana e credendo di incontrarne l’assenso
chiede cosa ne pensa sul suo «concittadino che l’ha combinata grossa firmando quel decreto!!!» Edoardo senza pensarci un attimo sfodera un’imitazione di Napolitano prendendosi amabilmente gioco dell’interlocutore.
Giunge il momento di WANNAMARCHILIBERA preceduta dalla spiegazione della scelta dell’ambientazione musicale figlia del primo Elvis-the pelvis. È il momento in cui Edo chiede maggior coinvolgimento da parte
del pubblico che in verità si dimostra fin troppo timido: «Avete paura della Santa Inquisizione???» tuona con voce da baritono.
È il gran momento della firma dell’ultimo prodotto in casa Bennato, e quando tocca a me mi accoglie con un «Ciao Guagliù!» Sorride soddisfatto imitando la risata del nonno Vincenzo di Joe Sarnataro quando gli chiedo una dedica che diventerà motto ed epitaffio per il sottoscritto: E confesso il mio peccato, io non mi accontento mai… Lo abbraccio complimentandomi per il bellissimo lavoro svolto con Eugenio a proposito del brano
Le vie del rock sono infinite. I lavoratori de La Feltrinelli –giustamente-smaniano per chiudere i battenti. Si è fatto davvero tardi. Lo spicchio di forum sciama allegro e soddisfatto commentando allegramente le stranezze della vita soddisfatto per quanto ha ascoltato. Un abbraccio particolare a Massimo Tassi per la disponibilità.
Un arrivederci a Ale, Mauro tu vuò fa l’americano, Paolo, Gianni, Marcello, Benny.
E confesso il mio peccato, io non mi accontento mai…
Antonio Dubois
Foto di Mauro Mantuano
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